La Federazione che vorrei


Cinque capisaldi per un futuro di progresso

  1. Diffusione

Promuove una efficace strategia di diffusione della conoscenza e della pratica del rugby attraverso la creazione di eventi e occasioni di confronto e approfondimento del nostro sport all’interno di scuole, associazioni sportive, palestre. Condurre il maggior numero di persone a seguire il rugby, ampliando i canali di promozione e conoscenza dei nostri incontri, invitando amici e amiche a prendere parte ai nostri proverbiali “terzi tempi”.

  • Arruolamento

Ampliare il raggio d’azione dei contatti e del network di amici del rugby grazie al contributo di chi è già coinvolto nelle nostre strutture (Federazione e club). Definire un piano di vero e proprio arruolamento di risorse umane, grazie ad un lavoro di “affiliazione” di referenti che possono diffondere una cultura del rugby.  Creare quindi la giusta cassa di risonanza attraverso più voci e, auspicabilmente, campagne di promozione attraverso lo slogan “strong together”.

  • Analisi

In ambito economico non esiste la soluzione perfetta ma tante valide alternative. Per individuare quella più efficace rispetto ad una determinata situazione occorre fare profonde analisi.  

Una prassi che purtroppo non è stata mai svolta rispetto al mondo del rugby, procedendo sempre in maniera estemporanea. Durante la mia presidenza del Mogliano Veneto Rugby è mancata la vicinanza delle strutture federali anche solo per una verifica o confronto sul lavoro svolto e sui risultati conseguiti. 

È mancata sinora, a mio avviso, una accurata funzione di analisi dello status quo dei nostri club, anche da un punto di vista economico-finanziario, per esaminare la realtà in cui operano, i business plan e gli obiettivi, per la definizione di una adeguata strategia di crescita.

Il modello di indagine per analizzare il nostro sport si dovrebbe basare su quello delle “4 R”:

  • Risultati finanziari: sostenibilità economica e progetti per maggiori risorse finanziare ai club.
  • Risultati sportivi: alzare il livello di tutto il movimento, partendo dal rugby di base.
  • Risultati sociali: comprendere e rispettare le aspettative ed i bisogni di tutti gli stakeholders.
  • Risultati educativi: trasferire modelli educativi positivi a tutti i club.
  • Sviluppo

Voglio raccontare una mia esperienza diretta. Ricordo nitidamente il giorno in cui ho assistito ad una sessione di training di Lynn Evans della Oxford University Rugby Football Club che prevedeva il classico esercizio sui gradoni. All’improvviso Evans bloccò la sessione e, nell’incredulità generale, spiegò che si stava sbagliando tutto. Impose ai partecipanti di alzare la testa, di non concentrarsi più sul singolo step ma di guardare oltre, verso l’obiettivo finale.

Un gesto semplice, quasi banale, ma che cambia completamente la prospettiva e, di conseguenza, la mentalità e l’approccio al gioco, che punta a guardare dritti vero la meta. Da questo episodio ho capito che il movimento può compiere la svolta decisiva se ognuno di noi sposta lo sguardo dal proprio piccolo ambito “familiare” (il club), per guardare al di là del campanile e dell’ego, allargando l’orizzonte, rompendo schemi già collaudati per proiettarsi verso il futuro.  

La Federazione deve assumersi la responsabilità, e la mission, di promuovere una nuova visione, che traguardi i risultati raggiunti per cambiare passo e permettere al movimento rugbistico di aprirsi verso nuovi orizzonti. Un passo che può partire dalla candidatura ad un evento importante come la Coppa del Mondo in Italia nel 2035.

  • Club

Lo stesso cambiamento di visione, e percezione delle proprie potenzialità, deve riguardare ogni singolo club, piccolo o grande che sia, che deve ambire a diventare un «Super club» con l’obiettivo di diventando punti di riferimento per il territorio non solo per la pratica del rugby ma, in generale, per la diffusione e il radicamento di una cultura dello sporto e del benessere. Il rugby deve diventare veicolo di promozione e crescita sociale, avviare programmi di rivalutazione territoriale, costituire un polo dove ragazzi, ragazze e famiglie non trovino solo l’occasione di praticare uno sport ma vivere in un ambiente sano, costruttivo, e inclusivo.