Le virtù del dilettantismo
Un antico dibattito impedisce al rugby di assumere una connotazione marcatamente non professionistica, a parte ciò che concerne il massimo campionato. Occorre rivedere il percorso “non” compiuto e rimettere ordine in tutto il settore.
I principi che intendo promuovere:
- Il rugby deve rimanere uno sport fondamentalmente non professionistico.
- Basta concorrenza tra le squadre di categorie inferiori per accaparrarsi i giocatori.
- Nelle categorie inferiori le risorse non possono essere impiegate per giocatori senior ma devono essere investite nella formazione di nuovi atleti.
- Promozione di borse di studio per la formazione degli atleti dilettanti al fine di un loro inserimento nel mondo del lavoro.
“Fare un passo indietro per farne due avanti!”. Il Coni riconosce solo 4 sport professionistici, e più specificatamente: il calcio, fino alla Lega Pro, il golf, il basket, solo per la serie A, e il ciclismo su strada. Il professionismo, per queste discipline, è riservato solo alla versione maschile. Per quanto riguarda il rugby, la questione del professionalismo affonda le radici nel passato: già dalla fine dell’Ottocento, con lo scisma che diede vita alla Rugby League, si parla di professionismo a fronte del fatto che alcuni club vennero accusati di pagare i giocatori per le loro prestazioni.
Oggi il rugby è a un bivio: da una parte, la reticenza rispetto alla possibilità di rendere il massimo campionato una competizione professionistica e, dall’altra, non riuscire a rimanere comunque una disciplina puramente dilettantistica. Una situazione che impone uno sblocco rapido, separando il massimo campionato dal resto della pratica sportiva che deve tornare all’originario dilettantismo, quindi con atleti che non devono ricevere alcun rimborso, mossi solo dalla passione.
- L’attività dilettantistica può essere svolta in modo professionale solo se gli affiliati sono iscritti ai campionati attualmente chiamati Serie A Elite e A1 (un domani: ad un organo riconosciuto della LEGA).
- Dovranno essere vietati i pagamenti per qualsiasi tipologia di giocatori tesserati in società che non militino nell’attuale Serie A Elite e Serie A1.